Percorsi di fotografia terapeutica attraverso spedizioni fotografiche.
domenica 9 agosto 2009
La Gioia: tra la Pioggia e le Zanzare
Carissima Professoressa Assunta, Le scrivo questo messaggio per inviare le foto che ho scattato, per condividere con Lei alcune mie impressioni, ma soprattutto per ringraziarLa di aver accettato l'invito di partecipare ad una delle nostre spedizioni a zonzo. Ho vissuto la Sua presenza come un regalo personale che Lei faceva a me. Lei non solo è venuta ma ha anche contattato i responsabili dell'Orto di Camerata Picena perché ricevessero il gruppo di fototerapia nei migliori dei modi. Infatti siamo stati accolti moltissimo bene dai due ragazzi, che si sono mostrati gentili, disponibili e sensibili. Il mio alzheimer ha fatto sì che io dimenticassi i loro nomi. Come si chiamano? Sinceramente sono stati proprio loro "le specie" dell'orto che ho apprezzato di più. Con quei due gioielli di persone si potrebbe tranquillamente pensare a qualche attività legata al lavoro con la terra avendone la certezza del buon esito, ma credo che Lei lo abbia già pensato prima. A proposito di persone, Lei ha visto come la presenza di Fede è stata gradita dal gruppo? Fede è una donna molto particolare e per questo motivo è stata subito adottata da "noi" e soprattutto dai tre moschettieri e certamente da me (il D'Artagnan). Abbiamo comunque mantenuta la distanza di sicurezza, dato che Fede pratica arti marziali, e si vede da come si muove. Siamo stati molto fortunati perché è piovuto. La pioggia ci mette sempre in imbarazzo, ci spiazza e così ci mette alla prova, ci obbliga a fare i conti con l'imprevisto. All'inizio del nostro progetto, bastava che il cielo fosse un po' grigio per scoraggiare il gruppo. Mai, però, una nostra spedizione è stata rimandata a causa del maltempo. Adesso sapiamo che l'uscita si fa sempre e che ci proviamo sempre a dialogare con il cielo, con il vento, con il sole e soprattutto con la pioggia. Anche per questa ragione, di solito, le nostre proposte di destinazioni sono sempre cambiabili anche all'ultimo momento. Una volta, per non andare troppo lontano, ci eravamo organizzati per visitare lo Zoo di Falconara. Faceva un caldo infernale, allora ci siamo diretti verso Treia, fermandoci a Osimo e a Montecassiano. A Treia c'era una festa di paese e così siamo rincasati dopo la mezzanotte. Il nostro percorso non segue tanto la logica del "teatro" che ha un copione e dei ruoli ben definiti, piuttosto si inspira allo spirito della "performance" che prevede una struttura più flessibile e lascia molto più spazio all'improvvisazione. Questo non vuol dire che non ci sia una struttura che sorregge i nostri incontri, ma si tratta di una struttura minima con pochi punti fermi che sono stati concordati tacitamente dal gruppo stesso. Mi vengono in mente alcune premesse importanti: 1. non c'è un capo e nemmeno un conduttore, c'è soltanto un "autista" che guida un mezzo che sta a servizio di un gruppo dal quale anche esso fa parte. Il ruolo di leader viene svolto un po' a turno da ognuno di noi. Quando io divento un po' troppo propositivo o imperativo vengo subito richiamato da qualcuno per esempio con una battuta del tipo "Si, Benito!". Poi c'è sempre Ilaria che funziona come una specie di lubrificante del motore del gruppo. A tutti viene lasciato lo spazio per decidere per quello che ognuno ritiene importante. Il gruppo è composto da persone che decidono pochissimo nella vita quotidiana e che spesso non vengono ascoltati o capiti fino in fondo. Per questo motivo le nostre spedizioni vogliono rappresentare un nostro regno, o una giurisdizione nella quale noi hanno voce attiva. 2. il pulmino non è soltanto un mezzo di trasporto, è il pulmino che è stato scelto dal gruppo. All'inizio io avevo avviato le trattative per comprare un Traffic, della Ford, che era in ottime condizioni e che costava di meno. Aveva però un grosso incoveniente: era bianco. Può sembrare una cosa assurda, ma il colore bianco richiama troppo ai mezzi istituzionali dell'Asl e le ambulanze. Allora ho provato con un Ducato Rosso, che mi costerebbe pochissimo. Ma effettivamente era molto vecchio e era più adatto ad una banda rock. Il nostro Caravelle blu invece è stato sempre il preferito da tutti e ha segnato un passaggio di qualità del nostro progetto. Credo che Enrico Smerzini abbia colto il significato più profondo del nostro pulmino quando lo ha definito come "lo spazio uterino collettivo, il contenitore mobile del gruppo". Dentro il pulmino scherziamo, ci prendiamo in giro e ci diciamo delle cose così, "en passant", che potrebbero sembrare insignificanti ma che sono in realtà delle dichiarazioni dense, vitali, intime, sottili. Il pulmino è il divano ludico in movimento. In questo senso possiamo dire che il nostro vero traguardo è il tragitto. 3. la macchina fotografica ci accomuna a tutti quanti. Non è detto che dobbiamo necessariamente fotografare, ma portare la propria macchina significa qualcosa come essere armato per andare a caccia. Esco per fotografare e per essere fotografato, anche se forse non m'importa niente della fotografia. Portare con se la macchina fotografica significa essere ricordato che abbiamo uno strumento che ci permette instaurare un rapporto con il mondo e con gli altri da una posizione privileggiata per quanto riguarda le dinamiche relazionali di base, per quanto riguarda lo spasso e il tempo. Essere fotografo in mezzo ad altri fotografi ci mette nella posizione di cacciatore e cacciagione simultaneamente. 4. il gioco,lo spirito ludico, sono i fari che ci illuminano. Nessuno è obbligato a divertirsi, dobbiamo soltanto essere noi stessi. Cerchiamo di giocare insieme (to play), di fare musica, improvvisando sempre che possibile in una tonalità di tipo re maggiore.
Credo che questa nostra uscita piovosa abbia illustrato abbastanza bene che cosa sta diventando questo gruppo di fototerapia che è stato creato per iniziativa Sua. Mi riferisco a come abbiamo affrontato le situazioni che ci sono presentate in quel pomeriggio del 3 agosto. La pioggia, le zanzare, le gelaterie chiuse, l'Agugliano di Fabio, il gelato stupendo al "Bel Vedere" che Lei ci ha offerto, la scoperta divertente che Lei ha fatto sulla memoria prodigiosa di Marco e il modo come lui si è trovato bene con la Sua presenza e la Sua attenzione. Le cose sulle quali abbiamo parlato, come per esempio sulla danza e sul corso di ballo. Mi piacerebbe tantissimo scambiare con Lei alcune idee riguardo a questo. Prima di lasciarLa a Falconara insieme a Fede e Marco, ho voluto domandare la lui quante foto aveva scattato, proprio per sentire la sua risposta: "nessuna"! Questa è stata una delle uscite in cui Marco ha dato il meglio di sé. La sua grande conquista è di essersi buttato in mezzo alla pioggia ed essersi bagnato abbondantemente senza la preoccupazione di ammalarsi. Marco era bagnato fradicio e felice! Poi, i due Angeli, Stefano (un mio amico che sta facendo un percorso di prepensionamento), io e "Fabio D'Agugliano", siamo andati a far la spesa per preparare la spaghettata alla sua Grotta al Passetto. Dopo tanta pioggia e tanti spaghetti siamo rientrati a casa molto oltre la mezzanotte, stanchi e felici come bambini che hanno passato una intera giornata giocando nel fango. Sarebbe molto bello se Lei partecipasse ad un'altra nostra uscita, questa volta portando con sé la Sua vecchia macchina fotografica che un tempo faceva delle belle fotografie e chissà lasciando dietro il peso di dover organizzare tutto quanto per bene e invece buttandosi nel mare dell'imprevedibile senza timori. Basta avere "Fede". Professoressa Assunta, questa esperienza meravigliosa del Gruppo di Fototerapia Zoom a Zonzo, è frutto della Sua volontà e della fiduccia immensa che Lei ha depositata su di me. E per questo Le sono immensamente grato. Ayres
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